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Non sono mai stata una brava collezionista, a malapena sono riuscita a terminare alcune serie delle miniature dell’ovetto Kinder sorpresa. Figuriamoci se dovessi star dietro a tutte le uscite dei manga giapponesi. Fortuna che la televisione è arrivata in mio soccorso con una serie di anime ispirati ai migliori fumetti. Uno dei più interessanti degli ultimi anni è stato senza dubbio Death Note, ideato da Tsugumi Ōba, sotto il cui pseudonimo sembra nascondersi l’identità di un altro autore: Hiroshi Gamau. Il manga racconta la storia di Light Yagami, uno studente modello, che in un giorno come un altro, cambia radicalmente la sua vita fin troppo tranquilla. Casualmente trova a terra un quaderno molto particolare: il Death Note. Capite le potenzialità del diario, Light inizierà ad usarlo col fine utopico di liberare il mondo da tutti i criminali. Ma quando l’essere umano comincia a sentirsi come un Dio perde il controllo della situazione, infatti sarà Light stesso a trasformarsi in un feroce assassino. Il manga è stato illustrato da Takeshi Obata, il quale ha avuto qualche complicazione nel disegnare il protagonista nel momento in cui perde la memoria. L’illustratore ha dovuto rimuovere dal volto del ragazzo tutta la malvagità che aveva acquisito durante il periodo in cui era stato Kira. Death Note affronta un argomento delicato, quanto scottante, ma allo stesso tempo racchiude in sé spesso dei riferimenti della simbologia cristiana e, chissà, questi accorgimenti potrebbero aver fatto piacere a qualcuno di casa nostra.